Curiosità sulla LIS - e sul mondo dei Sordi

Segno in LIS di “integrazione”

Segno in LIS di “integrazione”

Devo essere sincero: quando all'università ho scelto la Lingua dei Segni Italiana come seconda lingua non l'ho fatto per una ragione specifica. Non conoscevo alcuna persona sorda e, più di guardare il TG LIS come tutti, non avevo mai avuto alcun tipo di contatto con una lingua dei segni.

Semplicemente si era creata una curiosità quasi instintiva che, alla fine, mi ha fatto scegliere la LIS al posto della lingua francese.

Chi se lo sarebbe mai immaginato che terminati i tre anni di università sarebbe stato il corso che ho più apprezzato e che maggiormente mi ha coinvolto!

La lingua dei segni non è una lingua come tutte le altre: è una lingua estremamente più coinvolgente, espressiva e, a tratti, anche disarmante.

Quando mi chiedono che lingue ho studiato all'università e dico che ho studiato la lingua dei segni italiana noto sempre una certa curiosità e a volte, come successe anche a me all'inizio, dei pregiudizi sul mondo dei Sordi.

E' per questo che ho deciso di condividere con voi questo post: per rendervi partecipi dei dettagli meno conosciuti sulle lingue del segni!

 

Lingua dei segni italiana? Ma non è internazionale?

Ebbene, no, ogni paese ha una sua lingua dei segni. Mi ricorderò sempre di un convegno a cui ho partecipato che aveva ben 6 interpreti diversi, ognuno nella propria lingua dei segni!

La motivazione è principalmente culturale: le lingue dei segni sono lingue "visive" e seguono anche in parte la lingua "parlata" della cultura principale da cui provengono.

Non dimentichiamoci poi che non è detto che un gesto che in una cultura sia offensivo lo sia anche in un'altra. Uno di quei segni che non si possono dimenticare è il segno di "fratello" in lingua dei segni Giapponese: date un'occhiata ai video qua sotto e capirete perché! (e capirete anche quanto le lingue dei segni siano diverse tra loro!)

Lingua dei segni italiana

Lingua dei segni spagnola

Lingua dei segni americana

Lingua dei segni francese

Lingua dei segni cinese

Lingua dei segni giapponese

 

Ah, ma quindi hai studiato il linguaggio dei sordomuti!

Dopo anni di "lavaggio del cervello" da parte di tutti i miei docenti devo dirvi:

NO e ancora NO!

Partiamo dalla base: l'acronimo LIS significa lingua dei segni italiana e, nonostante lingua e linguaggio possano sembrare definizioni simili tra loro, non lo sono affatto.

Linguaggio identifica la capacità di poter usare dei segni per comunicare un messaggio, sia verbale che non verbale (l'odore di un fiore è una forma di linguaggio). Un linguaggio, a differenza di una lingua, può essere essere sia umano che animale-vegetale.

Lingua significa invece un sistema comunicativo adottato da delle persone per comunicare all'interno di un gruppo (nel caso delle lingue dei segni, la comunità sorda) .

Qualsiasi lingua dei segni è quindi un vero e proprio sistema di comunicazione, con una sua grammatica e le sue regole di costruzione della frase: definirla un "linguaggio dei gesti" è decisamente riduttivo!

 

Beh, tutti noi italiani conosciamo la lingua dei segni, gesticoliamo sempre!

Magari fosse così facile! Sì, è vero che noi italiani gesticoliamo tantissimo rispetto ad altri Paesi, ma questo non si traduce in alcun modo in una migliore capacità di capire una lingua dei segni.

Volete mettervi alla prova?

Guardate questo video della favola di Cenerentola rivisitata e raccontata in LIS dal mio ex docente dell’università, e ditemi quanto riuscite a capirci.

Ci avete capito poco o niente? Non preoccupatevi! Per me è stato così per tutto il primo mese di lezioni!

Come qualsiasi altra lingua, anche le lingue dei segni hanno le loro regole e peculiarità e ci vuole tempo per diventare fluenti. (in questo caso, con le mani!)

 

Che bella la LIS, ma perché non viene insegnata anche a scuola?

Qui tocchiamo un argomento spinoso. Una delle risposte a questa domanda è anche che la LIS non è ufficialmente riconosciuta in italia.

Sì, esatto, mi sono laureato in una lingua "illegale" non risconosciuta dallo stato italiano.

Scherzi a parte, l'Italia è veramente ancora uno dei pochi paesi europei (forse l'unico...) a non aver riconosciuto ufficilamente la propria lingua dei segni italiana, nonostante le promesse e gli impegni fatti dai vari governi, fermi ad un disegno di legge del 2017.

Cosa cambierebbe con il riconoscimento? Prendo spunto dal sito di LISSubito per rispondervi:

  • darebbe una dignità giuridica all’uso di questa lingua, patrimonio non solo delle persone sorde ma di tutti!

  • prevederebbe una normativa nazionale omogenea e uniforme

  • assicurarerebbe il diritto alla libertà di scelta e di espressione di ogni cittadino

  • favorirebbe la piena accessibilità all’informazione, alla comunicazione, ai servizi

  • favorirebbe la qualità e l’uniformità nei percorsi formativi di tutte quelle figure professionali (assistenti alla comunicazione, interpreti, docenti) che operano all’interno del mondo della sordità

Non ci sono scusanti: bisogna riconoscerla e basta!

Se avete qualche altra curiosità sulle lingue dei segni non esitate a contattarmi, sarò contento di rispondere a tutte le vostre domande!

Indietro
Indietro

Come studio una lingua straniera da autodidatta - metodi e consigli

Avanti
Avanti

The Culture Map - Un approccio strategico per decodificare le culture mondiali