Come ho (ri)trovato la voglia di studiare - risvegliare la curiosità dormiente

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In questo post voglio condividere con voi la mia esperienza personale con la scuola e lo studio, e sul perché penso che molti ragazzi oggi non abbiano ancora la giusta motivazione.

Da adolescente, studiare non mi piaceva: in prima superiore sono stato bocciato e a 17 anni, a metà anno scolastico della quarta superiore, decisi addirittura di abbandonare gli studi senza nemmeno diplomarmi e andare a lavorare in bar (vi suona familiare? In Italia la media di abbandono scolastico è del 13,5%circa).

Chi mi ha conosciuto personalmente negli ultimi anni, sa invece quanto tempo ora dedichi alla lettura e all'esplorazione di nuovi argomenti da approfondire e da discutere. Sono talmente malato che mi sono messo a studiare in continuazione lingue straniere da autodidatta! (se siete curiosi, leggete anche questo post Quante lingue parli?.)

In questi ultimi anni me lo sono chiesto spesso: cosa mi ha fatto cambiare idea? Che cosa mi ha spinto a voler terminare le superiori e, non ancora soddisfatto, a voler proseguire gli studi riuscendo a laurearmi? Cos'è cambiato da quando avevo deciso di lasciare gli studi a quando ho invece deciso di tornare sui banchi di scuola?

Ci sono tanti fattori personali che influenzano la risposta a questa domanda, ma uno dei motivi che ho sentito più forte è stato il risveglio della curiosità.

La curiosità è un sentimento interessante, perché è istintiva: la curiosità nasce da dentro, porta ad esplorare l'ignoto, a voler conoscere sempre quel qualcosa in più, alzare costantemente l'asticella del limite. La curiosità, fin da bambini, ci spinge a vivere nuove esperienze e a osservare il mondo intorno a noi con occhio diverso. La curiosità, in sostanza, è vita.

Quando si perde la curiosità, tutto diventa apatico, grigio, scontato, e sempre uguale ogni giorno.

Ed io l'avevo persa. O meglio, era lì, addormentata, in attesa che qualcosa la risvegliasse.

Come e quando ho ritrovato la mia curiosità? In modo casuale, quasi banale: un viaggio. A Parigi, per la precisione, dove naturalmente nell'itinerario non poteva mancare una visita al Louvre (nota: questo viaggio coincideva con il periodo in cui avevo lasciato gli studi),

Vagando spaesato nei corridoi delle centinaia di sale, osservando le migliaia di sculture e opere d'arte intorno a me, mi resi conto passo dopo passo di tutto ciò che non sapevo: della mia piena e assoluta ignoranza del mondo.

Non conoscevo nessun quadro, nessun artista, nessuna storia. Nulla. Ero una pagina completamente bianca.

Una delle massime di Aristotele è proprio "So di non sapere": bene, fino a quel momento io non me ne ero mai reso conto.

La mia fortuna è stata anche trovare la persona giusta che durante quel viaggio mi mostrasse un lato diverso del mondo: più ricco, più pieno, più dettagliato. Più consapevole.

Tornato da quel viaggio quella strana sensazione mi tormentava e mi sono trovato di fronte a una scelta: rimanere ignorante o decidere di uscire da quel guscio che mi ero creato. Quella sensazione erano i primi segnali del risveglio della mia curiosità, di quella voglia di scoprire fino ad allora sconosciuta.

Ci pensai qualche mese e tornai sui banchi di scuola. Avevo 19 anni, ero ancora giovane, ma la sensazione era comunque strana, dopo quasi 2 anni di fermo totale.

La prima verifica programmata era di storia. Rivoluzione francese.

Per la prima volta in vita mia studiai l'argomento con interesse vero, per la voglia di imparare ciò che accadde: le motivazioni, i personaggi, le date. Tutto. Assorbii le informazioni, ripetei ad alta voce tutti i capitoli, volevo che rimanessero sedimentate nella mia testa.

Il giorno della verifica mi ci buttai con tutto me stesso, non lascai indietro nulla. Attesi con ansia l'esito del compito, e quando arrivò non ci potevo credere: il mio primo 9! Com'è possibile? Non avevo la percezione di aver fatto alcuno sforzo, che cosa era cambiato?

Ora lo so: ciò che era cambiato era la motivazione di fondo.

Quando ho deciso di tornare a studiare, non l'ho fatto per i voti o per avere il diploma.

L'ho fatto per colmare il vuoto di conoscenza che sentivo dentro di me.

Da quel momento la curiosità è dilagata come un fiume: cominciai a leggere, cosa che non avevo mai fatto fino a prima, divorando libri uno dopo l'altro e, anche se alcuni non li capivo al 100%, ci provavo lo stesso. Volevo sapere, volevo conoscere.

C'erano talmente tanto cose di cui ero all'oscuro ma che volevo imparare che non sapevo da dove iniziare. Però ho iniziato! Ed è questo l'importante.

Con il proseguire degli studi mi sono reso conto anche di una nuova consapevolezza che cresceva: di chi ero, di cosa volevo, di cosa mi piaceva fare e cosa no.

I ricordi si fecero più nitidi, le giornate prima sfocate divennero piene e vive.

Quando avevo deciso di lasciare gli studi, ho perso il conto di quante persone mi avessero detto di ripensarci, di valutare bene tutte le mie scelte, di guardare al futuro. Tutto tempo sprecato.

Purtroppo uno ci deve sbattere la testa, per capire: per rendersi conto che al mondo c'è di più della playstation, dell'aperitivo al bar e del dormire ogni giorno fino alla mattina tardi (anche se tutte queste attività possono essere decisamente piacevoli).

Quindi, alla domanda a cosa serve studiare rispondo con fermezza:

non è tanto lo studio "scolastico" che fa la differenza, ma trovare quel qualcosa, quella passione che vi spinga ad andare oltre alle vostre conoscenze, che vi porti a non sprecare gli anni più belli e spensierati della vostra vita.

La mia storia non vuole essere una ramanzina a chi non vuole studiare o un voler dire "io ce l'ho fatta quindi sono più bravo degli altri". Anzi, esattamente al contrario.

E' un messaggio di speranza e di pazienza per tutti: non è detto che il vostro percorso sia lineare come la società ci vuole imporre. Non ci sono date fisse o percorsi obbligatori: gli unici limiti che ci sono riguardano le scelte che farete. Può essere che veniate bocciati. Forse a metà strada cambierete scuola o università perché avete scoperto che quella che avevate scelto non fa più per voi. Forse dopo le superiori vorrete prendervi un anno sabbatico e farvi un'esperienza fuori dal vostro paese. Potrete decidere di tornare sui banchi di scuola facendo le serali mentre lavorate. Oppure sarete semplicemente felici di lavorare già dopo le superiori, senza dover continuare gli studi.

Semplicemente, lasciate libera la vostra curiosità: vi ripagherà con la parte migliore di voi stessi.

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