Essere costanti nel 2022 - Come realizzare i nostri buoni propositi
Eccoci qui, di nuovo in quello strano periodo di fine-inizio anno dove si tirano le somme di come sono andati gli ultimi 12 mesi. Sono passate le feste di Natale, vi siete ingozzati di cibo e di vino, e adesso il vostro senso di colpa vi sta facendo pensare: dal prossimo anno, riprendo a correre!
Per prima cosa andate alla Decathlon, vi comprate tutto il kit: scarpe, tuta, maglione, fitbit di turno; anno nuovo vita nuova! Siete pronti per iniziare, aspettate solamente l’occasione giusta.
La prossima domenica le previsioni danno una giornata di sole: vai, si parte! Fate una corsa di più di mezz'ora: vi manca il fiato, le gambe non reggono, ma siete contenti. Finalmente avete ripreso! Sognate già maratone a New York, di perdere i chili di troppo accumulati, di recuperare il fiato perso... e invece. Invece vi accorgete dopo settimane, mesi, che a correre non ci siete andati più neanche una volta. Un giorno era brutto tempo. Un giorno eravate stanchi. Un giorno avete preferito guardare il telefono per due ore invece di uscire, per poi pentirvene tutta la giornata.
Le scarpe e tutto il resto sono rimaste chiuse nell'armadio a far la muffa e voi siete tornati alle vecchie abitudini.
Che cosa è andato storto?
Questo post nasce proprio dal voler spiegare questo dilemma: perché diamine è così difficile riuscire ad essere costanti con i buoni propositi per l'anno nuovo?! Perché dopo aver iniziato con il massimo dell’entusiasmo, ci fermiamo poco dopo? Perché non riusciamo ad essere più disciplinati?
Non sono né uno psicologo né un filosofo, ma dopo aver letto qualche libro, ascoltato decine di podcast, e visto centinaia di video su YouTube sul tema, mi sono fatto un’idea abbastanza chiara sul perché, nonostante le migliori buone intenzioni, non riusciamo proprio a portare avanti i nostri propositi come vorremmo.
Per spiegarvi l’approccio giusto, sfrutterò le più famose (e abusate!) scuse del "vorrei farlo, ma non ho tempo", "non ho voglia, sono stanco", e "non ce la faccio, non sono portato".
⌛Vorrei farlo, ma non ho tempo
Prima toglierete la frase "non ho tempo" dalla vostra mente e dal vostro vocabolario quotidiano, e prima riuscirete a riprenderete il controllo delle vostre giornate.
Ho trovato particolarmente illuminante il libro “Make Time: How to focus on what matters every day”: senza scendere nei dettagli, il concetto più importante che gli autori vogliono trasmettere è di di non lasciarsi trascinare dalle cattive abitudini e dalle distrazioni, e di ricordarci che siamo noi stessi che dobbiamo e possiamo decidere come utilizzare il nostro tempo. E' un concetto base, forse scontato, ma provate a giocare a Candy Crush o a guardare YouTube senza controllare l’orologio e capirete cosa significhi perdere la cognizione del tempo.
La prima regola base è proprio quella di togliere le distrazioni, soprattutto quelle che ormai sono diventate automatizzate (qualcuno ha detto social network?). Utilizzate una qualsiasi applicazione di tracciamento dell’utilizzo del vostro cellulare (negli ultimi anni si trovano anche già preinstallate) e capirete cosa intendo dire: quando vedete che utilizzate un’applicazione più di 15-20 minuti al giorno, comincerete a capire dove sta veramente andando a finire il vostro tempo e la vostra attenzione. (in questo post spiego più in dettaglio Come ho eliminato le distrazioni digitali)
Ma supponiamo di aver già superato questa prima fase: siete finalmente riusciti ad eliminare la maggior parte delle distrazioni, complimenti! Ed ora? Il prossimo passo è imparare a sfruttare tutti momenti vuoti della giornata. Vi riporto qui qualche esempio: mentre la mattina mi preparo la colazione, studio 10 minuti di francese con l’app Lingvist; andando a lavoro in macchina ascolto qualche podcast in inglese o francese, sia per fare pratica di ascolto che per approfondire o scoprire nuovi argomenti; dopo aver finito il pranzo a lavoro, leggo qualche minuto, oppure faccio una passeggiata; quando ho un’ora libera, prima di andare in palestra ad esempio, vado in biblioteca e studio coding per una mezz’ora.
Lo riesco a fare tutti giorni? Non guardo MAI nessun social network? Assolutamente no! Sono umano anch'io, e a volte cado nella tentazione delle distrazioni. Però so, allo stesso tempo, qual è la strada giusta da seguire e come tenere controllato il tempo che passo davanti al telefono.
La prossima volta che penserete "vorrei farlo, ma non ho tempo", chiedetevi invece: "come spreco il mio tempo, e come potrei impegnarlo in modo migliore?"
🥱Non ho voglia, sono stanco
Sfatiamo subito un mito sull'apprendimento: che uno debba fare qualcosa solo quando è motivato.
Nel suo libro "Atomic Habits", James Clear spiega esattamente l'opposto: è proprio quando facciamo qualcosa (studiare, esercizio fisico, ecc) anche quando non ne abbiamo voglia che riusciamo a superare gli ostacoli e a crescere veramente. E' solo quando siamo presenti ogni giorno, anche per poco tempo, che riusciamo a creare una nuova, e buona, abitudine.
Spesso vediamo le cose che dobbiamo fare come se ogni volta dovessimo scalare l'Everest, con una visione troppo idealizzata delle cose. La verità è che ridimensionandole, facendo piccoli passi di giorno in giorno, possiamo raggiungere molto di più obiettivi che strafacendo tutto in una volta sola.
Vogliamo ricominciare a correre? Benissimo, ma non cominciamo con 20 km in un’unica volta. Facciamone 5, 2, anche 1 km va benissimo, la misura minima per cui risulti impossibile usare la scusa di “non riuscire a fare”. Il giorno dopo? La stessa cosa. E si continua, così, di giorno in giorno, fino a quando la cosa non diventa un’abitudine. Man mano, vi accorgerete che state migliorando, quasi senza accorgervene.
Il trucco quindi è questo: suddividete il compito in micro-attività, giusto per iniziare e per superare il primo blocco: provate, e rimarrete stupiti di quante volte continuerete l’attività anche dopo il tempo che vi eravate prefissati.
Vi porto un esempio concreto che utilizzo. Voglio scrivere un articolo di un blog? Bene, il mio obiettivo non è di scrivere 40 righe, o un post al giorno. L’obiettivo che mi metto è di scrivere 4 righe, ogni giorno. Esatto, avete letto bene: 4 righe. 4 righe non sono minacciose, sono fattibili, no? Anche un bambino può riuscire a scriverle. E, secondo voi, quando inizio a scrivere, mi fermo a quelle 4 righe? Assolutamente no! Il segreto è, spesso, cominciare, poi le cose vengono da sé.
Lo stesso vale con l’apprendimento di una lingua straniera: 10 minuti al giorno per un mese sono mille volte meglio di 8 ore al giorno per 4 volte a settimana. Anche se le 8 ore sono maggiori in termine di quantità, i 10 minuti sono qualitativamente migliori perché il nostro cervello ha bisogno di tempo per assimilare correttamente nuove nozioni o informazioni.
La prossima volta che penserete "non ho voglia, sono stanco", chiedetevi invece: "come posso dividere quest’attività in attività più piccole e più semplici?"
🙇🏻Non ce la faccio, non sono portato
Avete trovato il tempo, avete capito che la motivazione non è poi così necessaria, iniziate finalmente il vostro corso d’inglese con il massimo entusiasmo, per poi cominciare pensare: “no, questa cosa non fa per me, è troppo difficile, sono troppo vecchio per imparare, ecc, ecc”.
Insomma, trovate qualsiasi scusa possibile per autocompatirvi e bloccare l’apprendimento proprio nel momento più importante.
Perché dico che è il momento più importante? Perché l’apprendimento non è una linea retta come si è portati a pensare, ma bensì una curva, come quella che vedete nel grafico qui sotto.
Traduco per i non-anglofoni: nella prima parte siete come una tavola bianca, non sapete ciò che non sapete, finché non cominciate effettivamente a imparare le basi.
Superata questa prima fase, dove sarete ricchi di entusiasmo perché tutto è nuovo e interessante, vi troverete quasi subito nel campo dell’essere “ingenuamente sicuri di sé”: avete imparato le basi e credete di sapere, ma in realtà ancora non sapete quello che non sapete.
Tradotto, significa che siete ancora ignoranti, ma ancora non ve ne rendete conto.
Quando ce ne si rende conto? Quando si arriva, prima o poi, alla terza fase: finalmente vi rendete conto di tutto quello che ancora non sapete, e diventate “scoraggiatamente realistici”.
Ecco, qui siete esattamente al punto di cui parlavo prima, quel punto critico in cui si fa la differenza. Avete quindi davanti a voi due scelte: tornare a far finta di sapere, e accontentarvi di una “finta conoscenza”, oppure continuare a studiare fino ad imparare veramente qualcosa, oltre alla semplice conoscenza di superficie.
Che cosa centra questo col fatto di essere o meno portati per una determinata materia, lavoro, capacità manuale? Centra, perché la differenza tra chi sa e chi non sa è proprio nello scollinamento di quel punto lì, quel riconoscere tutto ciò che non sappiamo, ma continuare a perseverare.
Le più grandi e illustri menti del passato hanno tutte lo stesso elemento in comune: la costanza della pratica. Certo, molti di loro avevano una predisposizione naturale, ma la maggior parte di loro ha avuto successo perché ha studiato e praticato per ore, giorni, settimane, anni (e la fortuna ci ha messo lo zampino, spesso). Pensate, esiste una teoria che ci dice quanto tempo ci vuole per diventare degli assoluti fuoriclasse in qualsiasi ambito: 10.000 ore, ecco quanto vi serve per diventare il nuovo Mozart (senza che facciate i conti, sappiate che sono circa 8 ore al giorno... per 10 anni!).
La prossima volta che penserete “non ce la faccio, non sono portato”, non demordete e continuate. Alla fine, tutti siamo passati nella parte più bassa della curva dell’apprendimento, è un processo naturale.
Quello di cui avete bisogno è solamente un po’ di tempo in più e fiducia nelle vostre capacità di imparare: risalire la curva fino ad arrivare alla vera padronanza, con un po’ di sforzo, è possibile!